Associazione tra iperossia arteriosa dopo rianimazione da arresto cardiaco e mortalità ospedaliera


Indagini di laboratorio suggeriscono che l’esposizione a iperossia dopo rianimazione da arresto cardiaco possa peggiorare il danno cerebrale da anossia, ma i dati clinici sono scarsi.

I ricercatori del Network EMShockNet hanno valutato l’ipotesi che l’iperossia post-rianimatoria sia associata a un aumento della mortalità.

È stato condotto uno studio di coorte multicentrico utilizzando il database Project IMPACT delle Unità di Terapia Intensiva ( UTI ) in 120 ospedali degli Stati Uniti tra il 2001 e il 2005.

I criteri di inclusione per i pazienti erano età superiore a 17 anni, arresto cardiaco non di origine traumatica, rianimazione cardiopolmonare entro 24 ore prima dell’arrivo nell’UTI e emogasanalisi arteriosa effettuata entro 24 ore dopo l’arrivo nell’Unità di Terapia Intensiva.

I pazienti sono stati divisi in 3 gruppi definiti a priori in base alla pressione arteriosa di ossigeno ( PaO2 ) nei primi valori di emogasanalisi ottenuti in terapia intensiva.

L’iperossia è stata definita come un livello di PaO2 uguale o superiore a 300 mmHg; l’ipossia come PaO2 inferiore a 60 mmHg ( o rapporto di PaO2 su frazione di ossigeno inspirato [ FiO(2) ] inferiore a 300 ) e la normossia come una condizione non-classificata come iperossia o ipossia.

La principale misura di esito era la mortalità in ospedale.

Dei 6326 pazienti, 1156 hanno mostrato iperossia ( 18% ), 3999 ipossia ( 63% ) e 1171 normossia ( 19% ).

Nel gruppo iperossia è stata osservata una mortalità ospedaliera significativamente più elevata ( 63% ) rispetto a quella del gruppo normossia ( 45%; differenza proporzionale, 18% ) e a quella del gruppo ipossia ( 57%; differenza proporzionale, 6% ).

In un modello che teneva conto di potenziali fattori confondenti ( età, stato funzionale prima del ricovero, condizioni di comorbilità, segni vitali e altri indici fisiologici ), l’esposizione a iperossia ha mostrato un odds ratio ( OR ) per la mortalità pari a 1.8.

In conclusione, tra i pazienti ricoverati in Unità di Terapia Intensiva dopo rianimazione da arresto cardiaco, l’iperossia arteriosa è risultata indipendentemente associata a un aumento della mortalità in ospedale rispetto a ipossia o normossia. ( Xagena2010 )

Kilgannon JH et al, JAMA 2010; 303: 2165-2171


Cardio2010



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